lunedì 4 novembre 2013

Non ne vale la pena

Non ne vale la pena.
E pensare che certi cappelli come te li infili in testa ti mettono una rabbia cieca addosso inspiegabile, e allora hai voglia a starsene buoni buoni a sorseggiare tè! come se niente fosse e a increspare le labbra in quella specie di sorriso, quello che mi viene quando mi rendo conto della vita di mia madre che mangia, della lavatrice al terzo piano o del motore diesel Volkswagen che passa sul viale e che ho imparato a riconoscere.
Non ne vale la pena.
Di fare cosa non lo so, ma sicuramente non ne vale la pena.
Per come si presentano soprattutto, umide come certe teste pelate di certi tizi che mi mettono angoscia e curiosità e mi ossessionano per passi e passi tanto che potrei finire investito. O ancora lo strisciare sinistro delle lumache (sempre umido) che da fastidio a Riccardo e cade in una catatonìa e apre gli occhi più del previsto; certe volte lo abbraccio. 
Comunque non ne vale la pena nemmeno per l'odore di carne che ogni tanto spande, carne umana viva, e non è proprio un bello spettacolo per il naso e le sue mucose perché diventa una cosa decisamente troppo personale e intima; e il solo pensiero che si infila su per i cunicoli anatomici fino al cervello! bah, disgusto solo a pensarci. Sarei costretto a portare dentro di me essenze altrui, e queste si radicherebbero subito dentro le mie idee, i pensieri e tutto quel groviglio di roba tipo un glomerulo che sta li nel cervello. [Me lo immagino come un glomerulo perché quando studiavo fisiologia c'era un bel disegno del glomerulo e mi dava proprio l'idea di un cervello che stesse partorendo idee]
Non ne vale la pena nemmeno per il dopo, perché quando finisce poi stai li a pensare a tutti i miliardi di varianti del "come sarebbe potuta andare" e penso che sarebbero davvero miliardi. 
Quindi è bene ogni tanto fare delle piccole variazioni di percorso giusto per assicurarsi che il mondo non ruoti proprio perfettamente come si era prefissato; certe volte basta un bacio, altre volte uno schiaffo, altre ancora è necessario proprio camminare a zig zag o indicare qualcuno con l'indice prima di salutarlo anche se poi alla fine, non ne vale comunque la pena.

Marcello D'Onofrio





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