lunedì 10 giugno 2013

cena di matrimonio

Dapprima sorrisi e risate smorzate fra i denti, le labbra, nel vedere i frutti della nuova scintillante epoca e quelli appassiti delle precedenti - grigie ma saporite - incrociarsi senza casualità fra i tavoli apparecchiati. Feci finta di mangiare ed immaginai un critico resoconto della cena; fui attento ad ogni cosa, non tralasciai nessun dettaglio, dallo Chardonnay da 13,5 gradi che si abbinava magnificamente alla macedonia di gamberetti, all'orrendo accostamento fragole-salmone affumicato. Più tardi mangiando la macedonia - quella vera, ma sapeva comunque di pesce - tentai di immaginarmi quale negro sottopagato in cucina avesse tagliato quei pezzi di frutta gommosa proveniente da chissà quale coltivazione intensiva nel sud America e spacciati per frutta fresca in una ciotola di ceramica. Qualcuno mi tira il colletto. Il trenino mi passa alle spalle. I trenini sono tristi e imbarazzanti per i primi della fila, specie dopo i primi due minuti di euforia del momento. Mi chiedo sempre se sia vera felicità quella che appare nei volti di queste occasioni, o e' imposizione sociale al pari delle strette di mano, il prego ad una donna davanti una porta lasciandola passare o l'annuire di fronte a persone che ci vengono presentate come lontani parenti che puntualmente si ricordano di noi quando eravamo piccoli. "Non provo nulla per questi estranei, mi dispiace" mi piacerebbe dire una volta. Ma le convenzioni sociali hanno radici profonde anche in me purtroppo.
Seconda macedonia, gymkana fra gli instancabili danzatori, loro se ne accorgeranno solo fra una ventina di minuti [della macedonia]. Vorrei versare lo Chardonnay che resta nel mio calice nella ciotola con la frutta, ma l'idea di guardarmi circospetto mi da fastidio. Al diavolo lo faccio. E senza guardarmi attorno. Probabilmente una ragazza sulla destra vestita di blu mi ha visto ma me ne frego, assaggio. Pausa degustazione. Ottimo.
E fra Shiraz e Chardonnay si perdono gli ultimi sprazzi di lucidità poetica di questa serata. Resta il fatto che Le spose sono bellissime, indipendentemente da chi siano in volto.

Marcello D'Onofrio


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