Dapprima sorrisi e risate smorzate fra i
denti, le labbra, nel vedere i frutti della nuova scintillante epoca e quelli
appassiti delle precedenti - grigie ma saporite - incrociarsi senza casualità
fra i tavoli apparecchiati. Feci finta di mangiare ed immaginai un critico
resoconto della cena; fui attento ad ogni cosa, non tralasciai nessun
dettaglio, dallo Chardonnay da 13,5 gradi che si abbinava magnificamente alla
macedonia di gamberetti, all'orrendo accostamento fragole-salmone affumicato.
Più tardi mangiando la macedonia - quella vera, ma sapeva comunque di pesce -
tentai di immaginarmi quale negro sottopagato in cucina avesse tagliato quei
pezzi di frutta gommosa proveniente da chissà quale coltivazione intensiva nel
sud America e spacciati per frutta fresca in una ciotola di ceramica. Qualcuno
mi tira il colletto. Il trenino mi passa alle spalle. I trenini sono tristi e
imbarazzanti per i primi della fila, specie dopo i primi due minuti di euforia
del momento. Mi chiedo sempre se sia vera felicità quella che appare nei volti
di queste occasioni, o e' imposizione sociale al pari delle strette di mano, il
prego ad una donna davanti una porta lasciandola passare o l'annuire di fronte
a persone che ci vengono presentate come lontani parenti che puntualmente si
ricordano di noi quando eravamo piccoli. "Non provo nulla per questi
estranei, mi dispiace" mi piacerebbe dire una volta. Ma le convenzioni
sociali hanno radici profonde anche in me purtroppo.
Seconda macedonia, gymkana fra gli
instancabili danzatori, loro se ne accorgeranno solo fra una ventina di minuti
[della macedonia]. Vorrei versare lo Chardonnay che resta nel mio calice nella
ciotola con la frutta, ma l'idea di guardarmi circospetto mi da fastidio. Al
diavolo lo faccio. E senza guardarmi attorno. Probabilmente una ragazza sulla
destra vestita di blu mi ha visto ma me ne frego, assaggio. Pausa degustazione.
Ottimo.
E fra Shiraz e Chardonnay si perdono gli
ultimi sprazzi di lucidità poetica di questa serata. Resta il fatto che Le
spose sono bellissime, indipendentemente da chi siano in volto.
Marcello D'Onofrio
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