lunedì 6 maggio 2013

Di tanto in tanto fingere

Di tanto in tanto fingere di morire, lasciarsi vestire e adagiare sul velluto perla e da li scrutare i volti rigati da lacrime come rubinetti che perdono dalle maniglie troppo strette, gocciolanti nelle notti surrealmente silenziose; finita la cerimonia, alzarsi e tornare ai propri affari. <sgomento generale>
Di tanto in tanto fingere di nascere, vedere tutto con il primo stupore e meravigliarsi ancora del cielo, del vento, dei sorrisi o dei ritardi degli autobus; almeno per un giorno meravigliarsi ancora di tutte le cose che di solito non degniamo neppure d'un sopracciglio alzato, cose tipo la vita o la salute quando c'è. 
Di tanto in tanto fingere, e vedere l'illusione prendere forma nei volti con pericolose inclinazioni di labbra ed occhi spalancati, denti e gengive scoperte nella più sincera espressione della soddisfazione; confessare la realtà dopo, e veder mutare quel bel teatrino facciale altrettanto repentinamente.
Di tanto in tanto fingersi ciechi, e barcollare per le vie di questo mondo annusando, toccando e acuendo l'udito ad ogni scricchiolio; toccare il culo alle belle ragazze in tram con la scusa del "cercavo la maniglia" o poter finalmente camminare col bastone anni 20 di tuo nonno con una testa di negro scolpita nell'argento sulla sommità, senza rischiare di essere razzista, al diavolo, sei cieco!
Di tanto in tanto fingersi una panchina, per ascoltare i monologhi pseudo-teatrali degli avventori del mondo che verranno a sedersi durante le brevi pause del loro folle vorticare nelle città, e stupirsi di quante storie non conosciamo e di quanti volti giudichiamo da regali distanze e di quanti pregiudizi ancora ci frenano.
Di tanto in tanto esser sinceri, per aver ben impresso in mente quanto finga l'uomo.

estratto - Marcello D'Onofrio



Nessun commento:

Posta un commento